Jamie Vardy, la storia del calciatore operaio.

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Jamie Richard Vardy, è questo il nome del protagonista di oggi, con una storia incredibile alle spalle.

Nasce l’11 gennaio del 1987 nella graziosa città di Sheffield al nord dell’Inghilterra, una città operaia, come i suoi genitori, amici e come vedremo, anche Jamie.

Jamie era un ragazzo timido, appassionato di calcio, giocava sempre con gli amici per strada, voleva entrare in una squadra locale, ma la decisione di allenarsi sul serio l’ha avuta a 15 anni, facendo un provino per essere selezionato nella squadra più importante della città, con una bellissima storia alle spalle, il Sheffield Wednesday.

Riuscito ad entrare a far parte della squadra, Vardy era molto contento, aveva l’impressione di aver aperto tante porte per lui, pensava di aver trovato la squadra giusta per poter crescere e diventare un professionista, ma non andò proprio così.

Jamie Vardy - Jamie Vardy, la storia del calciatore operaio.

Era molto magro e piccolo, rispetto alla maggior parte di tutti i suoi coetanei, perciò ad un certo punto, il Sheffield, non trovandolo pronto tecnicamente e fisicamente, chiede al ragazzo di non tornare più ad allenarsi, dicendo che non avrebbe mai giocato in prima squadra con loro, e qui inizia tutta l’epopea che ha dovuto fare il ragazzo per affermarsi.

Deluso e abbandonato, Vardy si è dovuto accontentare di entrare nella squadra di quartiere, una squadra dove finivano tutti gli scartati dai club più importanti della città, si sentiva un pò sfigato, entrando a far parte di quel club che conosceva molto bene ma che non voleva far parte.

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Il Stocksbridge Park Steels, la squadra del suo quartiere, si trovava in quel momento, alla nona divisione inglese. Vardy non era più giovanissimo, perché aveva 16 anni, a quel punto doveva accadere un miracolo per portarlo via da lì, per proiettarlo nei club che contano.

Vardy si impegnava tutti i giorni, ma l’opportunità in un grande club non arrivava, nessuno dava importanza a quei ragazzi di quartiere, a una squadra di quella categoria, nessun scout si azzardava a proporre questi ragazzi a qualcuno, ritenuti quei soliti falliti che poi vanno a finire in qualche pub a fare a cazzotti.

Vardy è rimasto 4 anni in quel piccolo club, un club che lo pagava, quando è entrato in prima squadra, soli 30 pounds a settimana per giocare, non poteva concentrare tutte le sue forze sul calcio, come poteva vivere con 30 sterline a settimana?

Oltre a giocare, Vardy con molta fatica, andò a lavorare in fabbrica per mantenersi e aiutare la famiglia. A 20 anni, lavorava in una fabbrica di fibra di carbonio, a 20 anni si sa che per il calcio sei vecchio per sfondare, lui stava perdendo le speranze, dipendeva però tutto da lui.

Aveva una giornata massacrante, doveva lavorare dalle 10 alle 12 ore al giorno più gli allenamenti dentro e fuori dal campo, era al verde, e molte volte non mangiava come si doveva, infatti il suo fisico ancora lo penalizzava tanto, troppo magro per essere preso da squadre più forti. si stava accontentando di quella vita mediocre, di quella squadra mediocre, del suo livello mediocre e soprattutto delle prospettive mediocri.

Nel 2007 poi fu arrestato per una rissa fuori da un pub, un suo amico con problemi di salute e sordo, veniva picchiato da 3 ragazzi, Vardy intervenne per salvare l’amico, creando insieme ad altre persone di passaggio, una rissa ancora più grande.

E’ stato condannato agli arresti domiciliari per 6 mesi, infatti ha dovuto usare una cavigliera elettronica restando a casa dalle 18:00 di sera fino alle 6.00 del mattino tutti i santi giorni.

Ma lui non mollò la carriera come calciatore e continuava a giocare al meglio che poteva, infatti iniziò a segnare più spesso, raggiungendo ottimi numeri per la categoria, 66 gol in 107 partite per i Park Steels.

Dopo 3 anni con la squadra giocando da professionista e lavorando in fabbrica contemporaneamente, riuscì a raggiungere questi traguardi mettendosi in mostra nella categoria, facendosi notare da tanti club.

Infatti è stato scelto per la stagione 2010/2011 dal Halifax Town, che si trovava all’ottava categoria inglese, una sempre piccola squadra, ma il livello era superiore alla sua precedente squadra, ci restò per una sola stagione, facendo 27 gol in 41 partite.

Nella stagione successiva è salito ancora di categoria, andando a giocare Fleetwood Town, che stava per affrontare la quinta divisione, insomma niente male per Vardy che piano piano, con grinta e determinazione stava crescendo fisicamente e tecnicamente, conoscendo persone nuove e mettendosi in mostra. Fu pagato 150.000 sterline per lui, non era più giovanissimo, ma era diventato un buon calciatore per le categorie più basse.

Qui Vardy fu molto bravo, perché era sempre determinante, finalmente qualcuno vedeva un giocatore sprecato per la categoria che giocava, era nettamente il più forte di tutti in quella categoria, era cresciuto abbastanza, pronto per una sfida più grande, sapeva che se continuava su questi passi poteva fare qualcosa di molto più grande.

Con 28 gol in 31 partite, era pronto a fare il salto di qualità definitivo, era il momento giusto, per colpa dell’età non poteva aspettare più per poter realizzare il suo sogno di giocare in una lega ad alto livello. Vinse il campionato e fu premiato come miglior calciatore.

Il suo sogno si stava realizzando, dopo tutti i sacrifici e sfortuna, dopo una crescita faticosa e unica nel suo genere, arrivò la chiamata del Leicester City, la squadra si trovava in Championship, seconda divisione inglese, già un traguardo importante, il sogno di tanti poter arrivare lì, non c’era niente di scontato.

Fu pagato 1 milione di sterline a 25 anni, una cifra assurda per un calciatore di quinta categoria, ma fu il miglior investimento della storia del club fino ad oggi, Vardy non ci credeva, finalmente era nel posto giusto al momento giusto.

Ma credi che Vardy si impegnò al meglio fin da subito? No!

Pensa che proprio in quella stagione dopo tutti quel tempo e sacrifici, il calciatore, forse per il fatto di guadagnare così tanto, di essere lì in quel momento, iniziò a bere e far baldoria in giro.

Si, per poco non rovinò tutto, è rimasto in panchina per tutta la prima stagione al fianco di un giovanissimo Harry Keane, in prestito dal Tottenham.

I dirigenti del Leicester erano arrabbiatissimi con lui, ogni tanto arrivava ubriaco agli allenamenti, ci hanno parlato chiaro con Vardy, hanno giustamente spiegato a Jamie che la sua carriera sarebbe finita proprio nel momento in cui poteva esplodere.

Non aveva mai visto così tanti soldi, non riusciva a gestire il tutto, era troppo per un ragazzo operaio arrivato dal nulla, ma un giorno il Presidente del Club lo chiamò, e fu molto chiaro, disse che quella sarebbe stata l’ultima stagione della sua carriera se non avesse cambiato il suo comportamento, Vardy per miracolo si rese conto di quello che stava facendo, è tornato sulla terra e cambiò totalmente il suo atteggiamento.

Iniziò ad allenarsi al meglio, come non aveva mai fatto, il fatto di non giocare era dovuto solo alla sua mancanza di serietà e pigrizia. Cominciò a distinguersi dagli altri, dopo una pessima prima stagione, nella sua seconda avventura con il Leicester, le cose cambiarono, non era più un panchinaro, era migliorato così tanto che Nigel Pearson, allora allenatore e sponsor, avendolo voluto l’anno prima in squadra, non poteva fare a meno di lui.

Infatti diventò titolare, segnando 16 gol fondamentali per la vittoria finale della Championship e l’approdo in Premier League della squadra.

L’approdo in Premier però non fu buono per Vardy, oramai il beniamino dei tifosi, perché Pearson decise di mettere il neo acquisto argentino Ulloa, come titolare fisso, ritenendolo più forte di Jamie. 

Ma la stagione non andò bene per nessuno, il Leicester soffrì molto e l’attacco era uno dei problemi più grandi, è riuscito a non retrocedere per poco, nelle ultime partite, il sogno stava diventando un incubo per il club.

Ma tutto stava per cambiare quando la società decise di prendere un contestatissimo Claudio Ranieri, il veterano allenatore italiano non era visto di buon occhio dai tifosi, veniva addirittura preso in giro dalla persone, come il “vecchio italiano”, “il morto italiano” ecc.

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Oggi sappiamo cos’è successo, il Leicester di Ranieri e Vardy, ci ha emozionati come poche squadre hanno saputo fare durante la storia del calcio, una favola incredibile, condita con mille sfaccettature, mille colori. La conquista del titolo fu gloriosa, tutto il mondo tifava per loro e quel ragazzo venuto dal nulla, quel piccolo operaio, ogni volta che toccava il pallone per magia segnava un gol.

Ora Vardy rimane uno dei migliori attaccanti inglesi della Premier, il suo cammino non è ancora finito.

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