Paulo Roberto Falcão, la storia di un campione

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Paulo Roberto Falcão, il campione di calcio brasiliano, ha una storia che sembra uscita direttamente da una favola. Nato ad Abelardo Luz nel 1953 da madre di origini calabresi, si trasferisce presto nella regione di Porto Alegre, dove inizia a giocare per la squadra dell’Internacional di Porto Alegre all’età di soli tredici anni, è alto e forte fisicamente rispetto ai suoi coetanei. Ed è grazie all’incontro con Dino Sani, lo stempiato regista del Milan di Rocco, che la sua carriera decolla. Sani teneva gli occhi puntati sul giovane Paulo e lo allenava con cura, spingendolo a diventare sempre migliore. La visione di gioco e la tecnica impeccabile gli hanno permesso di diventare una stella del calcio brasiliano, soprannominato “Il Biondo” dalla tifoseria. Dopo aver vinto numerosi titoli regionali e brasiliani con l’Internacional, Falcão ha debuttato in nazionale nel 1976 e ha lasciato il segno anche oltre confine, come dimostra la sua partita contro l’Italia nel torneo del bicentenario degli Stati Uniti. Ma nonostante il suo talento indiscusso, non ha avuto un’esperienza felice in nazionale, finendo per non essere convocato per il mondiale argentino del 1978. Tuttavia, la sua leggenda nel mondo del calcio è indelebile e ci ricorda che il talento e la determinazione possono portare ovunque.

Arriva l’Italia!

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Nell’estate bollente del 1980, il calcio italiano decise di cambiare le carte in tavola e aprire le porte ai calciatori stranieri dopo quindici anni di chiusura. L’Inter fu la prima squadra a fare il grande passo, ingaggiando un austriaco di nome Herbert Prohaska, che fece impazzire poi i tifosi. Nel frattempo, a Roma, si sognava in grande, ma le dichiarazioni “cifrate” di Viola portarono solo a delusioni. Poi arrivò Paulo Roberto Falcão, ma all’inizio nessuno sapeva chi fosse, la gente pensava “e chi se ne frega”. I tifosi dell’Internacional di Porto Alegre sono rimasti sconvolti dalla sua partenza, tristi e delusi, ma in Italia non si sapeva cosa aspettarsi da lui. Quando finalmente scese in campo, sembrava più un elegante tedesco che un brasiliano. Tuttavia, con il passare del tempo, dimostrò di essere un grande giocatore, intelligente e preciso, che non temeva i contrasti e si smarcava con facilità. E così la maglia numero cinque, che in Brasile indica il “Chi comanda il gioco”, diventò il simbolo del successo di Falcão.

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Dopo una partenza vincente contro il Como, la Roma esprime il suo gioco arioso e spettacolare grazie al genio di Falcão, che dirige l’orchestra giallorossa con la sua bacchetta calcistica, alla Harry Potter. La squadra si candida ufficialmente allo scudetto dopo aver battuto l’Inter Campione d’Italia, con un Falcão che stravince il duello a distanza con Prohaska, il regista nerazzurro. Anche se il gioco della Roma non è sempre ad un ritmo elevato, i giallorossi tengono testa a Juve e Napoli in un campionato incerto ed avvincente. Falcão, soprannominato “er Divino”, è il vero trascinatore della squadra romana con il suo carattere fiero e orgoglioso. Anche se squalificato dopo un’infuocata partita contro l’Inter, Falcão resta un’idolo per i tifosi della squadra giallorossa.

La Roma aveva perso la battaglia per il titolo, ma c’era ancora motivo per festeggiare, oltre ad aver fatto una stagione ottima, ci sarebbero stati i Mondiali in Spagna, e il Brasile era determinato a vincere. E chi sarebbe stato la stella della squadra? Nientemeno che Falcão, che dimostra di avere tutto il talento necessario per portare la sua squadra alla vittoria. Nonostante la sconfitta contro l’Italia, Falcão si dimostra un giocatore eccezionale, resistendo fino alla fine e dando il meglio di sé contro i suoi vecchi nemici della Juventus. E non è solo in campo che Falcão brilla: la sua amicizia con a quel punto compagno di squadra Prohaska e la rivalità con il suo “alter ego” Platini lo rendono una figura affascinante e complessa nel mondo del calcio.

Quando l’irrefrenabile Falcão entra in campo, è tutta un’altra storia. La Roma sembra avere ali ai piedi e il successo è assicurato. Anche quando la situazione sembra disperata, il “gaucho” riesce a risollevarla con i suoi colpi di genio. Ma non è solo il suo talento a farla da padrone: Falcão si è completamente integrato nella vita romana, tanto che gli viene attribuita una storia d’amore con Ursula Andress e le sue foto sui rotocalchi “rosa” sono più numerose della Gazzetta. Ma quando arriva la finale della Coppa dei Campioni, Falcão incappa in una serata no e non calca nemmeno dagli undici metri.

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Era successo di tutto! Falcão, il divino brasiliano, aveva fatto impazzire tutti a Roma con la sua classe e il suo carisma, soppiantando persino la “bandiera” Di Bartolomei. Ma poi, una notte, qualcosa si ruppe e il presidente Viola diventò gelido nei confronti dell’astro del calcio. Il povero Falcão si infortunò seriamente e la Roma zoppicò senza di lui. I tifosi speravano nel suo ritorno, ma Viola decise di scaricarlo. Una vera telenovela, con tanto di cadute di stile e discussioni in stile “violetto”. Alla fine, Falcão trovò rifugio in Brasile, dove ebbe modo di giocare ancora e di vendicarsi di tutti. E chi se ne frega della Juventus, che stavolta non si interessò alla vicenda come se avesse gustato un piatto freddo di vendetta!

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Ma guarda un po’, il pubblico romanista non ha proprio dimenticato Falcao! Anni dopo, quando torna all’Olimpico per vedere una partita della Roma, lo stadio esplode in un lungo e caloroso applauso. E che applauso, ragazzi! Sì, ok, quella brutta serata con il Liverpool c’è stata, ma non possiamo negare che sia stato grazie alla sua personalità, al suo carisma, e al suo calcio chiaro e privo di orpelli se la Roma è entrata fra le grandi del calcio italiano. E poi, c’è anche un aneddoto divertente che racconta il suo stile di gioco: si presentò in una partita amichevole con l’Internacional di Porto Alegre, all’Olimpico di Roma.

E tu che ne pensi di Falcao?

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