Un cuore a metà: Felice Natalino. Una storia dimenticata

Fu il cuore a spezzare il volo di una promessa che sembrava dover spiccare presto il volo. Un cuore ballerino, e addio sogni di gloria con quella maglia nerazzurra con la quale era cresciuto.

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Un cuore a metà: Felice Natalino. Una storia dimenticata

Fu il cuore a spezzare il volo di una promessa che sembrava dover spiccare presto il volo. Un cuore ballerino, e addio sogni di gloria con quella maglia nerazzurra con la quale era cresciuto. La delusione è stata enorme, ma la vita, in fondo, è preziosa, e meglio sopravvivere che cadere senza vita in campo.

Eppure, l’Inter non ha dimenticato la sua giovane promessa, e oggi Felice Natalino è un dirigente dell’Inter. Anche se lui avrebbe voluto arrivarci per tempo.

Ma chi è Felice Natalino?

Nato a Lamezia Terme nel 1992 e cresciuto nelle giovanili del Crotone, venne appunto acquistato dall’Inter in compartecipazione con il Genoa per la cifra record – per l’epoca – di ben 1,2 milioni di euro.

L’esordio in Serie A il 28 novembre 2010, a soli 18 anni, in Inter-Parma (5-2), quando Rafa Benítez lo scelse per sostituire l’altro gioiellino nerazzurro Santon.

Poi, la rapida ascesa: il 3 dicembre successivo, era titolare da terzino destro in Lazio-Inter (3-1); il 7 dicembre faceva il suo esordio nelle coppe europee, nel tragico 0-3 di Champions contro il Werder, subentrando addirittura a capitan Zanetti.

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Ma sentiamo da lui, il racconto di quegli anni indimenticabili:

Sono convocato più volte anche per via dei tanti infortuni.

Benitez mi adatta sulla fascia. Col Parma a San Siro, mi fa entrare. Papà è in tribuna: quando vede che tocca a me, esce dallo stadio.

Troppa emozione, mi ha poi confessato che è rimasto a girovagare intorno al piazzale, ascoltando i rumori dei tifosi, mentre le lacrime scendevano sul viso.

Davanti agli occhi gli passavano le immagini di tutte le volte che facevamo avanti e indietro da Crotone. La settimana dopo sono titolare all’Olimpico, contro la Lazio. Gioco bene, poi scivolo e regalo un gol. Peccato.

Non ho tempo per riflettere su quello che sta accadendo perché a dicembre accade qualcosa di inimmaginabile: mio zio muore investito col suo gruppo di amici. A ucciderlo è un extracomunitario sotto effetto droga. Una mattanza: perdono la vita 8 ciclisti. Lamezia è sotto shock.

Due giorni dopo, il 7 dicembre 2010, entro al posto di Zanetti contro il Werder Brema.
L’Inter è qualificata, perdiamo 3-0, ma debutto in Champions. A fine gara vorrei dire qualcosa in ricordo di mio zio, ma sono troppo scosso e la società non mi manda in sala stampa”.

Ma ovviamente deve crescere, prima di far parte completamente della prima squadra: ecco il prestito all’Hellas Verona, in Serie B, il ritorno al Crotone e quindi di nuovo all’Inter, che lo riscattò definitivamente a giugno 2012 dal Genoa.

Poche settimane dopo, il riscontro tragico: l’aritmia cardiaca, per cui è costretto ad operarsi. L’Inter, giocoforza, lo esclude dall’attività agonistica.

Alla fine, il parere negativo (in verità, già atteso) da parte dei medici.

Natalino, alla Gazzetta dello Sport, ha anche ricordato i momenti in cui la nefasta decisione è stata presa, e comunicatagli.
Mi è stato detto che all’estero sarebbe possibile tornare a giocare, ma sono io che non voglio sforzare il mio cuore.

Non si tratta di avere un nulla osta agonistico, senza il consenso del mio il medico, Simone Sala del San Raffaele, non avrei mai fatto nulla di più che quello che faccio ora.

In questo momento sto aiutando mio padre nella scuola calcio di famiglia, la Virtus Sambiase, ci sono tanti ragazzi e provo a dare qualche piccolo consiglio. E nei ritagli di tempo libero lavoro alla palestra Atlas, avviata da mio zio Fortunato Bernardi, scomparso in un incidente ciclistico“.

Poi una riflessione sulla sua squadra, l’Inter.
La vita va avanti. Poteva andare meglio, ma poteva anche finire peggio. Grazie a tutti lo stesso e soprattutto alla mia Inter che continua a starmi vicina”. 

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